1 MAGGIO, FESTA DEL LAVORO E LAVORATORI MAL PAGATI PER NON DIRE UMILIATI

Parla il ministro del Lavoro, Andrea Orelando: "È il momento di alzare i salari o un pezzo del mondo del lavoro sprofonderà nella povertà”
1 maggio, festa. Ricorrenza che ricorda il valore inestimabile della dignità del lavoratore, che negli anni è riuscito a conquistarsi i diritti. La dignità, per carità, non ha prezzo e va tutelata ancora di più a chi sfortunatamente non lavora, ai disoccupati che invocano una migliore qualità di vita. Questo giorno però, va sostenuto e difeso ad ogni costo come nel resto accade in moltissimi paesi nel mondo già dai primi anni dell’ottocento, dopo che, in America, a Chicago, la polizia sparò sui lavoratori che da giorni scioperavano per il mancato rispetto della legge che istituiva le otto ore lavorative al giorno. Sette di loro furono condannati a morte. Due condanne furono trasformate in ergastoli dal governatore dell’Illinois. Un condannato a morte si uccise in prigione il giorno prima dell’esecuzione. Altri episodi ugualmente toccanti non mancarono fino poi ad arrivare anche in Italia la valorizzazione di questa storia. E grazie anche a quella sinistra che oggi non c’è più, sparita nei meandri della politica scadente, senza valori. E noi, tutti quanti cadendo come scemi nella trappola del finto ottimismo e liberismo o federalismo. Tutto falso. Il liberismo è invece abusivismo, il federalismo è egoismo, l'ottimismo e ipocrisia. Il tutto voluto dall’ ignoranza leghista frustrata della seconda repubblica, che se soltanto avesse saputo o capito chi fosse stato il conterraneo, il piemontese Camillo Benso conte di Cavour, liberista e di destra, nonostante tutto, oggi l’Italia e soprattutto il nord sarebbe più ricco di quanto si pensi. Si, perché il nord è ricco di infrastrutture, ma le famiglie sopravvivono nonostante lavorino marito e moglie. Per non parlare del berlusconismo che con il finto ottimismo ha generato la corruzione più di quanto già esistesse. Attenzione, il berlusconismo non è Berlusconi, ma una dottrina politica. E qui casca l’asino con quella sinistra incapace di aver fatto opposizione e che ora non c’è più, fregata dal berlusconismo e dal leghismo complice e poveraccio, accanito soltanto sui colori della pelle, sulla puzza dei napoletani, più che sull’indipendenza della Padania che neanche lo stimato fondatore della lega Gianfranco Niglio, ammetteva. Sia pure leghista, Niglio, ora estinto, giurista, politologo, sostenitore di ipotesi di trasformazione dello Stato italiano in senso federale addirittura confederale, lasciò Umberto Bossi. Dov’ è dunque quella rappresentanza sindacale robusta del lavoratore che scendeva in piazza ogni 1maggio?... Dov’è quella ideologia marxista, che pur non essendo mai stata a governare riusciva a far stare bene tutti quanti con la politica lineare? Nelle scuole si parlava di Karl Marx nonostante la riforma Gentile fosse fascista. Oggi una speranza la lancia il ministro del Lavoro Andrea Orlando, che in una intervista a La Stampa e pubblicata sul sito del Pd menziona il termine salario, ovvero ciò che risulta dal confronto tra il salario percepito (salario nominale) e il livello del costo della vita. E dice: “È il momento di alzare i salari o un pezzo del mondo del lavoro sprofonderà nella povertà. Tutti i giorni la cronaca ci restituisce episodi di morti sul lavoro. Noi stiamo potenziando l’ispettorato con un aumento dell’organico del 65%, stiamo introducendo regole più stringenti sul fronte della formazione e del rispetto dei contratti, stiamo intervenendo anche con sanzioni più tempestive". Orlado poi tiene anche a sottolineare che "sono raddoppiate le imprese chiuse per inadempienza alla normativa del lavoro e sono più del doppio quelle nell’ ambito dell’edilizia". Bene. Le cose che si fanno oggi danno frutto in un periodo medio-lungo..Speriamo, Signor ministro! 
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